La
risposta è complessa, ma può agglomerarsi, credo, in un solo nodo e
in un solo nome: la coscienza e l'angoscia dell'essere diviso,
dell'essere soltanto una parte dell'unità che, dal momento del
concepimento, non è più esistita; insomma, la coscienza e
l'angoscia dell'essere nati e della solitudine che fatalmente ne
deriva.
La
solitudine, questa cagna orrenda e famelica che ci portiamo addosso
da quando diventiamo cellula individua e vivente e che pare
privilegiare coloro che, con un aggettivo turpe e razzista, si ha
l'abitudine di chiamare "diversi".
(Giovanni
Testori)
la solitudine dei numeri primi...la solitudine di chi non si allinea, ma pur soffrendo va avanti coerente per la propria strada.
RispondiEliminal'è dura...però.