Joshua Slocum, il primo
uomo a circumnavigare il globo nel 1895, sosteneva che sotto costa si
evita la corrente.
Si è arenato sui fondali di Castillo Chicos, un errore che l'ha catapultato in una
situazione drammatica.
Nelle operazioni di
salvataggio dello Spray, la sua barca, si è rovesciato con il dinghy
tra i marosi rischiando anche di affogare.
E' difficile da credere
ma Joshua Slocum non sapeva nuotare!
Vito Dumas, che ha fatto
il giro del mondo in solitario nel 1942, sosteneva che per sfuggire
alle depressioni bisognava mettere fuori tutta la tela.
Il risultato lo si legge
nelle pagine del diario di bordo del Legh II, la sua barca, che sembrano le pagine
dell'inferno di Dante.
“Uno schianto
terribile...ho la sensazione che la barca stia affondando...un
torrente d'acqua entra attraverso boccaporto della tuga...il Legh è
sconquassato...alcune paratie sono state divelte...non esito un
istante a lasciare che la barca vada da sola con tutte le vele
spiegate al vento del Sud...sono convinto che possa difendersi da
qualsiasi mare...”
Secondo me ha pensato
anche: “Magari se do una mano alla randa e riduco il fiocco...”
ma non l'ha mai fatto per non smentirsi da solo.
In ogni caso è stato lui
a coniare la celebre frase: L'immaginazione non è sufficiente per
descrivere la spaventosa realtà che sto vivendo.
Francis
Chichester, partito da Plymouth nel 1966 dove è tornato tornato dopo
266 giorni di navigazione fermandosi solo a pisciare in Australia,
viene investito da una burrasca il 30 gennaio del 1967.
Ammaina tutte le vele ma è stanco e sofferente anche a causa dello Champagne (di
cui era ghiotto) bevuto con gli amici prima della partenza
dall'Australia.
Queste
le pagine dal diario di bordo del Gipsy Moth, la sua barca: “Sapevo che avrei
dovuto passare un paio di cavi sopra la rete che conteneva i due
genoa in coperta...ma mi sentivo orribilmente...fatto sta che ebbi la
debolezza di rimandare il lavoro al mattino seguente...poi cominciò
un gran fracasso di cose e la scuffia...i genoa se n'erano andati.”
Ce la
fece comunque.
Eric
Tabarly, vincitore di due Ostar e con un paio di giri del mondo alle
spalle, sosteneva che a un buon marinaio basta l'equilibrio.
Diceva sempre che: “Legarsi da una falsa sicurezza. Chi non sa stare in
equilibrio non è degno di stare su una barca.”
E'
caduto in acqua dal suo Pen Duick I nel 1998 mentre andava dalla
Cornovaglia alla Scozia per partecipare ad un raduno di barche
d'epoca e il suo corpo è stato ritrovato alcuni giorni dopo a largo
delle coste irlandesi.
Bernard
Moitessier, il più fuori di tutti, quello della foto in alto, che ha oltrepassato vittorioso
il traguardo del giro del mondo e ha tirato dritto salutando tutti
per non tornare mai più, aveva invece qualche problema con il carteggio.
Si è
schiantato sugli scogli delle Chagos con il Marie Thèrese nel 1952
per un errore di rotta, poi è riuscito a costruirsi il Marie Thèrese II
facendo i lavori più umili ma l'ha persa nel Mar delle Antille nel
1958 per una disattenzione.
Dal
diario di bordo del Marie: “carico la suoneria della sveglia...se dovessi
addormentarmi mi avvertirebbe...quanto avrò dormito?...non potrei
dirlo perché la sveglia non aveva avuto ragione del mio torpore...il
Marie Thèrese II, su uno scoglio, vedeva la sua coperta spazzata da
un'ondata...era la fine...”
Nel
1963 perde anche una terza barca, Joshua, sorpreso da un
ciclone mentre fa colazione in rada davanti a Capo San Lucas.
Quest'uomo
sopravviveva mangiando i biscotti per cani di una ditta americana
perché diceva che erano buonissimi e non costavano un cazzo.
Forse
il primo esempio di sponsorizzazione, anche se inconscia.
Io, che fatto la traversata da Umago a Lignano Sabbiadoro assieme a mio cugino sotto un diluvio universale e con cinquanta nodi di vento, sostenevo che non ce l'avremmo mai fatta, ma mi sono dovuto ricredere perché ho scoperto che basta ridurre le vele, legarsi bene da qualche parte, non bere alcolici prima della partenza, non sbagliare la rotta ed evitare di navigare sotto costa.
Grazie ragazzi.
Io, che fatto la traversata da Umago a Lignano Sabbiadoro assieme a mio cugino sotto un diluvio universale e con cinquanta nodi di vento, sostenevo che non ce l'avremmo mai fatta, ma mi sono dovuto ricredere perché ho scoperto che basta ridurre le vele, legarsi bene da qualche parte, non bere alcolici prima della partenza, non sbagliare la rotta ed evitare di navigare sotto costa.
Grazie ragazzi.